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canto xviii. 131


     Nessuno ignoto ed intimo
Affetto in voi non brilla:
Non chiude una favilla
140Quel bianco petto in se.
     Anzi d’altrui le tenere
Cure suol porre in gioco;
E d’un celeste foco
Disprezzo è la mercè.

     145Pur sento in me rivivere
Gl’inganni aperti e noti;
E de’ suoi proprii moti
Si maraviglia il sen.
     Da te, mio cor, quest’ultimo
150Spirto, e l’ardor natio;
Ogni conforto mio,
Tutto da te mi vien.

     Mancano, il sento, a l’anima
Alta, gentile e pura,
155La sorte, la natura,
Il mondo e la beltà.
     Ma se tu vivi, o misero,
Se non concedi al fato,
Non chiamerò spietato
160Chi lo spirar mi dà.


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