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130 canto xviii.


     Non l’estirpar: non vinsela
Il fato e la sventura:
115Non la domò la dura
Tua forza, o verità.
     Da le mie vaghe immagini
Ben so che il ver discorda:
So che natura è sorda,
120Che miserar non sa.

     Del nostro ben sollecita
Non fu; de l’esser solo:
Fuor che serbarci al duolo,
Or d’altro a lei non cal.
     125So che pietà fra gli uomini
Il misero non trova;
Che lui, fuggendo, a prova
Schernisce ogni mortal.

     Che ignora il tristo secolo
130Gl’ingegni e le virtudi;
Che manca a i degni studi
L’ignuda gloria ancor.
     E voi, pupille tremule,
Voi, raggio sovrumano,
135So che splendete invano,
Che in voi non brilla amor.