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128 | canto xviii. |
65D’ogni dolcezza vedovo,
Tristo; ma non turbato,
Ma placido il mio stato,
Il volto era seren.
Desiderato il termine
70Avrei del viver mio;
Ma spento era il desio
Ne lo spossato sen.
Qual de l’età decrepita
L’avanzo ignudo e vile,
75Io conducea l’aprile
De gli anni miei così:
Così quegl’ineffabili
Giorni, o mio cor, traevi,
Che sì fugaci e brevi
80Il cielo a noi sortì.
Chi da la grave, immemore
Quiete or mi ridesta?
Che virtù nova è questa,
Questa che sento in me?
85Moti soavi, immagini,
Palpiti, error beato,
Per sempre a voi negato
Questo mio cor non è?