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canto xviii. 127


     Qual fui! quanto dissimile
Da quel che tanto ardore,
Che sì beato errore
Nutrì ne l’alma un dì!
     45La rondinella vigile,
A le fenestre intorno
Cantando al novo giorno,
Il cor non mi ferì:

     Non a l’autunno pallido
50In solitaria villa,
La vespertina squilla,
Il fuggitivo Sol.
     Invan brillare il vespero
Vidi per muto calle;
55Invan sonò la valle
Del flebile usignol.

     E voi, pupille tenere,
Sguardi furtivi, erranti,
Voi de’ gentili amanti
60Primo, immortale amor,
     Ed a la mano offertami
Candida ignuda mano;
Foste voi pure invano
Al duro mio sopor.