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XV.


LA VITA SOLITARIA.


La mattutina pioggia, allor che l’ale
Battendo esulta ne la chiusa stanza
La gallinella, ed al balcon s’affaccia
L’abitator de’ campi, e il Sol che nasce
I suoi tremuli rai fra le cadenti
Stille tramanda, a la capanna mia
Dolcemente picchiando, mi risveglia;
E sorgo, e i lievi nugoletti, e ’l primo
De gli augelli susurro, e l’aura fresca,
E le ridenti piagge benedico;
Poichè voi, cittadine infauste mura,
Vidi e conobbi assai, dove si prende
Lo sventurato a scherno; e sventurato
Io vivo, e tal morrò, deh tosto! Alcuna
Benchè scarsa pietà pur mi concede
Natura in questi lochi, un giorno oh quanto
Verso me più cortese. E tu pur volgi
Da i miseri lo sguardo; e tu, sdegnando