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102 canto xiv.


Consentimi ch’io ’l sappia e mi soccorra
70La rimembranza or che il futuro è tolto
A i nostri giorni. E quella: ti conforta,
O sventurato. Io di pietade avara
Non ti fui mentre vissi, ed or non sono,
Chè fui misera anch’io. Non far querela
75Di questa infelicissima fanciulla.
Per le sventure nostre, e per l’amore
Che mi strugge, esclamai; per lo diletto
Nome di giovanezza e la perduta
Speme de i nostri dì, concedi o cara,
80Che la tua destra io tocchi. Ed ella, in atto
Soave e tristo, la porgeva. Or mentre
Di baci la ricopro, e d’affannosa
Dolcezza palpitando a l’anelante
Seno la stringo, di sudore il volto
85Ferveva e ’l petto, ne le fauci stava
La voce, al guardo traballava il giorno.
Quando colei teneramente affissi
Gli occhi ne gli occhi miei, già scordi o caro,
Disse, che di beltà son fatta ignuda?
90E tu d’amore, o sfortunato, indarno
Ti scaldi e fremi. Or finalmente addio.
Nostre misere menti e nostre salme
Son disgiunte in eterno. A me non vivi