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94 canto xii.


Prendi riposo; e forse ti rimembra
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
20Piacquero a te: non io certo giammai
Ti ricorro al pensiero. Intanto io chieggio
Quanto a viver mi resti, e qui per terra
Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
In così verde etate! Ahi, per la via
25Sento non lunge il solitario canto
De l’artigian, che riede a tarda notte,
Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
E fieramente mi si stringe il core,
A pensar come tutto al mondo passa
30E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e si travolge il tempo
Ogni umano accidente. Or dov’è ’l suono
Di que’ popoli antichi? or dov’è ’l grido
35De’ nostri avi famosi, e ’l grande impero
Di quella Roma, e l’armi, e ’l fragorio
Che n’andò per la terra e l’oceano?
Tutto è pace e silenzio, e tutto pòsa
Il mondo, e più di lor non si favella.
40Ne la mia prima età, quando s’aspetta
Bramosamente il dì festivo, or poscia
Ch’egli era spento, io doloroso, in veglia,