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88 moralisti greci

[V]

Gli uomini sono agitati e turbati, non dalle cose, ma dalle opinioni ch’eglino hanno delle cose. Per modo di esempio, la morte non è punto amara; altrimenti ella sarebbe riuscita tale anche a Socrate; ma l’opinione che si ha della morte, quello è l’amaro. Per tanto, quando noi siamo attraversati o turbati o afflitti, non dobbiamo però accagionare gli altri, ma sí veramente noi medesimi, cioè le nostre opinioni. Egli è da uomo non addottrinato nella filosofia l’addossare agli altri la colpa dei travagli suoi propri, da mezzo addottrinato raddossarla a sé stesso, da addottrinato il non darla né a sé stesso né agli altri.

[VI]

Guarda di non insuperbire di alcuna eccellenza o di alcun pregio altrui. Se un cavallo montando in superbia dicesse: ‘io son bello’; ciò sarebbe per avventura da comportare. Ma quando tu ti levi in superbia dicendo: ‘io ho un bel cavallo’; avverti che tu insuperbisci di un pregio che è del cavallo. Sai tu quello che è tuo? l’uso che tu fai delle apparenze delle cose. Sicché quando nell’usare di queste apparenze tu ti reggerai conforme a quello che la natura richiede, allora ti piglierai compiacenza di te medesimo a buona ragione: imperocché quello sará un pregio tuo proprio.

[VIII]

Siccome in una navigazione, poiché il legno ha dato in terra a qualche porto, se tu esci del legno per fare acqua, tu puoi bene ancora venir cogliendo per via qua una chiocciolina, lá una radicetta, ma egli ti conviene però aver sempre il pensiero alla nave, e voltarti spesso, per intendere se il piloto ti chiama, e chiamandoti, lasciare tutte quelle cose, per non aver a esser cacciato dentro legato come si fa delle pecore;