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manuale di epitteto- ii-iv 87

potrai fare di non essere sfortunato; e delle cose che sono in potestá dell’uomo, non ti si appartiene per ancora alcuna di quelle che sarebbono degne da desiderare. Per tanto tu non consentirai a te medesimo se non se i primi movimenti e le prime inclinazioni dell’animo ad appetire o schifare, con questo però ch’elle sieno lievi, condizionali e senza veruno impeto.

[III]

Abbi cura di ricordare a te medesimo il vero essere di ciascheduna cosa che ti diletta o che tu ami o che ti serve ad alcuno uso, incominciando dalle piú picciole. Se tu ami una pentola, dire a te stesso: ‘io amo una pentola’ perciocché se ella si spezzerá, tu non avrai però l’animo alterato. Se tu bacerai per avventura un tuo figliuolino o la moglie, dirai teco stesso: ‘io bacio un mortale’; acciocché morendoti quella donna o quel fanciullino, tu non abbi perciò a turbarti.

[IV]

Qualora tu pigli a far che che sia, récati a mente la qualitá di quella cotale operazione. Se tu vai, ponghiamo caso, al bagno a lavarti, récati al pensiero le cose che accaggiono nel bagno; la gente che ti spruzza, che ti sospinge, che ti rampogna, che ti ruba. E per metterti a quell’atto piú sicuramente, tu dirai fra te stesso: ‘io voglio ora lavarmi, e oltre di ciò mantenere la disposizione dell’animo mio in istato conforme a natura’. E il simile per qualunque faccenda. Cosí se per avventura al lavarti ti sará occorso alcun impaccio, tu avrai pronto il modo di consolarti dicendo: ‘io non voleva fare solamente questo, ma eziandio mantenere la disposizione dell’animo mio in grado conforme a natura. Ma io non la manterrò in tale stato, se io mi cruccerò di questo che ora m’interviene’.