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di bruto minore e di teofrasto 71

della vita, il quale a ragguaglio di quel tempo e di quella nazione, riesce straordinario; troveremo primieramente che la scienza del detto filosofo non si conteneva dentro ai termini di tale o tal altra parte delle cose, ma si stendeva poco meno che a tutto lo scibile (quanto era lo scibile in quell’etá), come si raccoglie dalla tavola degli scritti di Teofrasto, lasciati perire la massima parte. E questa scienza universale non fu subordinata da lui, come da Platone, all’immaginativa, ma solamente alla ragione e all’esperienza, secondo l’uso d’Aristotele; e indirizzata, non allo studio né alla ricerca del bello, ma del suo maggior contrario, ch’è propriamente il vero. Atteso queste particolaritá, non è maraviglia che Teofrasto arrivasse a conoscere la somma della sapienza, cioè la vanitá della vita e della sapienza medesima; essendo che le molte scoperte fatte da’ filosofi degli ultimi secoli circa la natura degli uomini e delle cose, vengano principalmente dal confrontare e dal rapportare che s’è fatto le diverse scienze, e quasi tutte le discipline tra loro, e dall’averle collegate l’une coll’altre, e per questo mezzo considerate le relazioni che intervengono tra le varie parti della natura, ancorché lontanissime, scambievolmente.

Oltracciò dal libro dei Caratteri si comprende che Teofrasto vide nelle qualitá e nei costumi degli uomini cosí addentro, che pochissimi scrittori antichi gli possono stare a lato per questo rispetto, se non forse i poeti. Ma questa facoltá è segno certo d’un animo che sia capace d’affezioni molte e varie e potenti. Perciocché le qualitá morali come anche gli affetti degli uomini, volendoli rappresentare al vivo, non tanto si possono ricavare dall’osservazione materiale de’ fatti e delle maniere altrui, quanto dall’animo proprio, eziandio quando sono disparatissimi dagli abiti dello scrittore. Secondo quello che fu detto dal Massillon interrogato come facesse a dipingere cosí al naturale i costumi e i sentimenti delle persone, praticando, com'esso faceva, assai piú nella solitudine che fra la gente. Rispose: ‘considero me stesso’. Cosí fanno i drammatici e gli altri poeti. Ora un animo capace di molte conformazioni,