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60 pensieri - ci

propria, e d’altrui superioritá; e che non potendo l’uomo sulla terra confidare in altro che nelle sue forze, nulla mai non dèe cedere né ritrarsi indietro un passo volontariamente, e molto meno rendersi a discrezione, ma resistere difendendosi fino all’estremo, e combattere con isforzo ostinato per ritenere o per acquistare, se può, anche ad onta della fortuna, quello che mai non gli verrá impetrato da generositá de’ prossimi né da umanitá. Io per me credo che nessuno debba sofferire né anche d’essere chiamato in sua presenza infelice né sventurato: i quali nomi quasi in tutte le lingue furono e sono sinonimi di ribaldo, forse per antiche superstizioni, quasi l’infelicitá sia piena di scelleraggini; ma certo in tutte le lingue sono e saranno eternamente oltraggiosi per questo, che chi li proferisce, qualunque intenzione abbia, sente che con quelli innalza sé ed abbassa il compagno; e la stessa cosa è sentita da chi ode.

CI.

Confessando i propri mali, quantunque palesi, l’uomo nuoce molte volte ancora alla stima, e quindi all’affetto, che gli portano i suoi piú cari: tanto è necessario che ognuno con braccio forte sostenga sé medesimo, e che in qualunque stato, e a dispetto di qualunque infortunio, mostrando di sé una stima ferma e sicura, dia esempio di stimarlo agli altri, e quasi li costringa colla sua propria autoritá. Perché se l’estimazione di un uomo non comincia da esso, difficilmente comincerá ella altronde: e se non ha saldissimo fondamento in lui, difficilmente stará in piedi. La societá degli uomini è simile ai fluidi; ogni molecola dei quali, o globetto, premendo fortemente i vicini di sotto e di sopra e da tutti i lati, e per mezzo di quelli i lontani, ed essendo ripremuto nella stessa guisa, se in qualche posto il resistere e il risospingere diventa minore, non passa un attimo, che concorrendo verso colá a furia tutta la mole del fluido, quel posto è occupato da globetti nuovi.