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52 | pensieri - lxxxvi-lxxxviii |
giovani contro la pestilenza dei costumi mondani, gli antichi traevano la gioventú, anche a forza, dalla solitudine, ed esponevano la sua educazione e la sua vita agli occhi del mondo, e il mondo agli occhi suoi, riputando l’esempio atto piú ad ammaestrarla che a corromperla.
LXXXVI.
Il piú certo modo di celare agli altri i confini del proprio sapere, è di non trapassarli.
LXXXVII.
Chi viaggia molto, ha questo vantaggio dagli altri, che i soggetti delle sue rimembranze presto divengono remoti; di maniera che esse acquistano in breve quel vago e quel poetico, che negli altri non è dato loro se non dal tempo. Chi non ha viaggiato punto ha questo svantaggio, che tutte le sue rimembranze sono di cose in qualche parte presenti, poiché presenti sono i luoghi ai quali ogni sua memoria si riferisce.
LXXXVIII.
Avviene non di rado che gli uomini vani e pieni del concetto di sé medesimi, in cambio d’essere egoisti e d’animo duro, come parrebbe verisimile, sono dolci, benevoli, buoni compagni, ed anche buoni amici e servigievoli molto. Come si credono ammirati da tutti, cosí ragionevolmente amano i loro creduti ammiratori, e gli aiutano dove possono, anche perché giudicano ciò conveniente a quella maggioranza della quale stimano che la sorte gli abbia favoriti. Conversano volentieri, perché credono il mondo pieno del loro nome; ed usano modi umani, lodandosi internamente della loro affabilitá, e di sapere adattare la loro grandezza ad accomunarsi ai piccoli. Ed ho notato che crescendo nell’opinione di sé medesimi, crescono altrettanto in benignitá. Finalmente la certezza che