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40 | pensieri - lxiv-lxvi |
LXIV
Quell’artefice o scienziato o cultore di qualunque disciplina, che sará usato paragonarsi, non con altri cultori di essa, ma con essa medesima, piú che sará eccellente, piú basso concetto avrá di sé: perché meglio conoscendo le profonditá di quella, piú inferiore si troverá nel paragone. Cosí quasi tutti gli uomini grandi sono modesti: perché si paragonano continuamente, non cogli altri, ma con quella idea del perfetto che hanno dinanzi allo spirito, infinitamente piú chiara e maggiore di quella che ha il volgo; e considerano quanto sieno lontani dal conseguirla. Dove che i volgari facilmente, e forse alle volte con veritá, si credono avere, non solo conseguita, ma superata quell’idea di perfezione che cape negli animi loro.
LXV.
Nessuna compagnia è piacevole a lungo andare, se non di persone dalle quali importi o piaccia a noi d’essere sempre piú stimati. Perciò le donne, volendo che la loro compagnia non cessi di piacere dopo breve tempo, dovrebbero studiare di rendersi tali, che potesse essere desiderata durevolmente la loro stima.
LXVI.
Nel secolo presente i neri sono creduti di razza e di origine totalmente diversi da’ bianchi, e nondimeno totalmente uguali a questi in quanto è a’ diritti umani. Nel secolo decimosesto i neri, creduti avere una radice coi bianchi, ed essere una stessa famiglia, fu sostenuto, massimamente da’ teologi spagnuoli, che in quanto a diritti, fossero per natura e per volontá divina, di gran lunga inferiori a noi. E nell’uno e nell’altro secolo i neri furono e sono venduti e comperati, e fatti lavorare in catene sotto la sferza. Tale è l’etica; e tanto le credenze in materia di dovere morale hanno che fare colle azioni.