Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/42

36 pensieri - liii-liv

iscritto, ti sará risposto. Gli uomini non vogliono beneficare, e per la molestia della cosa in sé, e perché i bisogni e le sventure dei conoscenti non mancano di fare a ciascuno qualche piacere; ma amano l’opinione di benefattori e la gratitudine altrui e quella superioritá che viene dal beneficio. Però quello che non vogliono dare, offrono: e quanto piú ti veggono fiero, piú insistono, prima per umiliarti e per farti arrossire, poi perché tanto meno temono che tu non accetti le loro offerte. Cosí con grandissimo coraggio si spingono oltre fino all’ultima estremitá, disprezzando il presentissimo pericolo di riuscire impostori, con isperanza di non essere mai altro che ringraziati; finché, alla prima voce che significhi domanda, si pongono in fuga.

LIII.

Diceva Bione, filosofo antico: «È impossibile piacere alla moltitudine, se non diventando un pasticcio, o del vino dolce». Ma questo impossibile, durando lo stato sociale degli uomini, sará cercato sempre, anco da chi dica, ed anco da chi talvolta creda di non cercarlo: come, durando la nostra specie, i piú conoscenti della condizione umana, persevereranno fino alla morte cercando felicitá, e promettendosene.

LIV.

Abbiasi per assioma generale che, salvo per tempo corto, l’uomo, non ostante qualunque certezza ed evidenza delle cose contrarie, non lascia mai tra sé e sé, ed anche nascondendo ciò a tutti gli altri, di creder vere quelle cose, la credenza delle quali gli è necessaria alla tranquillitá dell’animo, e, per dir cosí, a poter vivere. Il vecchio, massime se egli usa nel mondo, mai fino all’estremo non lascia di credere nel segreto della sua mente, benché ad ogni occasione protesti il contrario, di potere, per un’eccezione singolarissima dalla regola universale, in qualche modo ignoto e inesplicabile a lui medesimo, fare ancora un poco d’impressione alle