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II. — Comparazione delle sentenze

di Teofrasto e di Bruto minore vicini a morte.

I primi appunti sono nello Zibaldone, p. 316 segg. del novembre 1820; il Bruto minore è del dicembre 1821; quando questa Comparazione fosse scritta non risulta: pubblicata per la prima volta fu nelle Canzoni (Bologna, 1824) avanti il Bruto minore-, ma fu tolta nelle successive edizioni dei Canti. Per l’edizione delle Opere, che si doveva fare a Bologna nel ’26, il Leopardi l’aveva ricorretta, come può vedersi dalle Varianti (pp. 307-8) ma dove l’avrebbe collocata è impossibile indovinare. Nel disegno della piccola «Collana» di Moralisti greci, proposta allo Stella, voleva unirla al Manuale di Epitteto e al mito di Prodico ; ma pare per mere ragioni tipografiche, per farne un volumetto uguale all’ Isocrate, giá pronto, e agli altri progettati. I piú degli editori posteriori, compresi il Mestica e poi il Moroncini, l’hanno posta quasi come appendice delle Operette morali-, io ho preferito darla qui prima dei Moralisti , coi quali l’A. avrebbe voluto unirla.

III. — Moralisti greci.

Fin dall’ottobre 1825 cominciò a farne proposta allo Stella; e doveva essere: «Operette morali di vari autori greci, volgarizzate nel miglior italiano ch’io sappia fare», e comprendere, in quel primo disegno, i Caratteri di Teofrasto, i Pensieri di Marco Aurelio, e sopratutto i Pensieri di Platone. Un mese dopo, il disegno si era allargato; e il primo volumetto della raccolta avrebbe dovuto comprendere i Ragionamenti morali d’Isocrate; un secondo volumetto: «Pensieri morali tratti rischiare: ma Vaequa potestas nei particolari minimi di grafia e anche d’interpunzione, io credo che all’editore critico debba esser concessa. Per es.: il L. scriveva nei primi tempi proccura-, e qui, trovando la forma scorretta, e mutata nelle ultime edizioni dell’A., il Moroncini corregge, quando non se ne scorda; io vo piú in lá: il L. scriveva laguna per lacuna, sempre, e io non mi fo scrupolo di risparmiargli questo piccolo sproposito. Gli accenti ai che causali o ai si pronomi, i corsivi nella indicazione di titoli di opere ricordate e altre particolaritá cosiffatte qualificate di arbitrii sono norme costanti degli Scrittori d’Italia, che non si vede come possano falsare o tradire in qualche modo il pensiero o l’arte del Leopardi.