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Giacomo Thomson, in Giuseppe Parini, in Giovanni Melendez, e in cento mila altri. Che se costoro hanno avuto qualche fama o dopo morti o anche vivendo, questo non leva che non sieno stati infelicissimi, e la fama poco può consolare in vita e niente dopo morte. E se vuoi veder di quelli che non sono arrivati neppure alla fama che cercavano, guarda Chattertonh) (vedi lo Spettatore di Milano, quaderno 68, p. 271, parte straniera) e moltissimi altri che furono d’altissimo ingegno, e morirono senza fama sul fior degli anni, chi dalla povertá chi dalla disperazione; e oggi niuno se ne ricorda. E quanti altri sono vissuti lungamente, e hanno scritto o fatto cose molto piú degne d’immortalitá che non sono infinite altre notissime e famosissime. E contuttociò, perché la fortuna ed io non gli abbiamo aiutati, non hanno avuto nessun grido, e non si parlerá mai di loro, come se non fossero mai stati. Dimmi un poco: pizzichi niente di letterato?

Galantuomo. Eccellenza, posso dire che da che vivo non ho fatto altro che studiare, tanto che questo m’ha indebolita e guasta la complessione e la salute del corpo.

Mondo. Male malone. Hai sprecato il tempo, la fatica e la spesa. Tutto lo studio fa conto d’averlo gittato, e il danno che ti resta lo porterai gratis per amore del diavolo. Non riprendo che vogli professar dottrina e letteratura, e procacciarti onore e fama con questo mezzo. Anche questo giova a segnalarsi fra la gente, e farsi riverire dalla moltitudine, ed arrivare a molti fini. Ma non si conseguisce mica per via dello studio, anzi non ci bisogna studio, se non pochissimo. Senti quel che farai per l’avanti. Stringerai conoscenza e amicizia con una buona quantitá di letterati, non importa che sieno veri o falsi; basta che abbiano un certo nome. Qualunque te ne capiti, sia pure meschinissimo, non lo trascurare, e fáttelo subito amico, perché il gran chiasso non lo può fare altro che la moltitudine delle persone. Loderai pubblicamente le opere loro a oggetto ch’essi ti rendano il contraccambio: e di questo non aver dubbio, perché la repubblica letteraria è piú giusta assai di tutte le altre repubbliche o reggimenti della terra, (1) Qui va il nome di un poeta lirico tedesco morto giovane di grandi speranze, vissuto, mi pare, alla corte di Federico II, e colpito da un suo motto, o altro che gli cagionò gran pena e forse la morte, odiato da suo padre, che se ne penti dopo la sua morte, ecc. Mi pare che il nome incominci per G. — Malfilátre (Chateaubriand, Gènte ecc., not. 3 de l'Appendice au deuxiéme volume.)