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abbozzi e frammenti - i. frontone | 317 |
contrapposizione, o antitesi che se la chiamino, e nessun’arguzia, e nessun concetto a facce o specchietti che quasi penzolo dondolando tremolasse e luccicasse. E se principalmente di queste cose, che Frontone fuggiva, si compone la grassezza del dire e il carattere dello stile di Plinio giovane e di Simmaco, che Macrobio mette per capitani del genere pingue e fiorito, certamente tra lo stile di Frontone e quello di Plinio e di Simmaco ci corre lo spazio, dicevano i latini, di tutto il cielo; e se la «grassezza» è il contrario della «secchezza», sapremmo che cosa sia la secchezza di Frontone: ma il fuggire quelle cose è necessario sí bene alla secchezza, non però basta; o che saranno secchi e Cicerone, a cui Macrobio attribuisce non la secchezza, ma la copia, e Livio e tutti i buoni non che gli ottimi, tra i quali molto è lungi ch’io metta Plinio, poiché di Simmaco dove si parla dei buoni e degli ottimi non può esser parola.
Pensando io alla maniera d’aggiustare coll’autoritá di Mamerto, e soprattutto collo stile dei frammenti frontoniani, la testimonianza di Macrobio, la quale sono persuaso per le ragioni addotte in proposito di Mamerto che sia vera testimonianza di quello né piú né meno che era voce e opinione universale degli antichi, considerava quanta parte del dire sieno le parole e la lingua, e come sovente le proprietá loro che si possono chiamare estrinseche nello stile sieno considerate quasi proprietá intrinseche; e questo dai savi e dotti, non solamente dal volgo, imperocché come non è scrittura senza parole, anzi di questo e non d’altro materialmente si compongono le scritture, e non da altro che dalle parole hanno corpo e vita le forme dello scrivere, sí come scrivendo non con altro si dimostrano ed esprimono i concetti dell’animo; laonde volere o non volere, avviene che uno scrittore negligente nelle parole non possa far, comunque nel resto sia nobile e segnalato, che a corto andare non perisca e non cada della memoria degli uomini; cosí è per maniera difficile il cernere e sceverare diligentemente le une dalle altre le proprietá di due cose, talmente l’una dall’altra inseparabili, dico la favella e le forme, che di radissimo si riesce a fare in guisa che nessuna celatamente ne rimanga, o di queste tra quelle o di quelle tra queste, confusa e mescolata; onde poi non si ragioni di cosa attenente per esempio a quella parte che consiste nelle parole e che noi chiameremo la persona, come se fosse propria di quella parte che consiste nelle forme e che noi chiameremo le fattezze e gli atti e