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II

DALLA «CRESTOMAZIA ITALIANA DE’ PROSATORI»

(1827)

GIACOMO LEOPARDI AI LETTORI

Della utilitá dei libri di questo genere, si è ragionato in Francia ed in altre parti piú e piú volte, tonto che il farne altre parole sarebbe soverchio. Giá in tutte le lingue culte abbiamo di cosi fatti libri: ne abbiamo anche nella italiana’ un buon numero. Ma tutte le antologie italiane (o qualunque altro titolo abbiano) sono lontanissime da quello che io mi ho proposto che debba essere questo libro: il quale, con nome piú proprio, ed usato dai greci antichi in opere simili, intitolo «Crestomazia». Perocché, primieramente, io ho voluto che questo libro servisse si ai giovani italiani studiosi dell’arte dello scrivere, e si agli stranieri che vogliono esercitarsi nella lingua nostra. E in aiuto di questi principalmente, quando io ho trovato nelle parole che reco degli autori, qualche difficoltá nella quale ho giudicato non poter valere o non essere sufficienti i vocabolari, ho posto appiè delle pagine certe noterelle, che dichiarano brevissimamente quelle tali voci o quelle locuzioni difficili. Le quali noterelle, atteso la intenzione mia nel porle, mi saranno perdonate facilmente da quegl’italiani, ai quali, altrimenti, sarebbero potute parere inutili. Secondariamente, ho voluto che questo riuscisse come un saggio e uno specchio della letteratura italiana. Perciò sono andato scorrendo per tutti i secoli di quella; ed eccettuati solo quei moderni che sono stimati scorretti nella lingua, e