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In una cosa si discostano l’edizione di Milano e la presente da quella del Marsand; cioè nella punteggiatura; la quale io medesimo colla maggiore diligenza che mi fu possibile, volli fare del tutto nuova. Opera assai tediosa a fare, ma che può essere quasi un altro comento; perché infiniti sono i luoghi del Petrarca e degli altri antichi, che punteggiati scarsamente o soverchiamente o male, appena si possono intendere, e punteggiati avvedutamente e con misura, diventano chiarissimi. In questa nuova edizione ho cercato che fossero corretti gli errori tipografici della prima, ch’io aveva segnati accuratamente giá da gran tempo, e che il comento fosse migliorato con parecchie mutazioni ed aggiunte ch’io aveva in ordine. La lontananza e l’angustia del tempo non mi hanno consentito di piú. Se avessi potuto a bell’agio rivedere il comento dall’un capo all’altro, e paragonarlo col testo, avrei fatto molte altre innovazioni: e certamente avrei scancellato ogni parola che io per baldanza giovanile lasciai scorrere, poco riverente verso il Petrarca; la stima del quale di giorno in giorno, non ostante i suoi mancamenti che tutti sanno, cresce in me tanto, quanto ella scema in qualche imbrattatore di fogli che non mi degno di nominare. Anche avrei fatto uso della scelta, assai ricca, di annotazioni sopra il Petrarca pubblicata poco dopo la prima edizione di questo comento in Padova dal signor Carrer; opera che io non ho veduta, ma che stimo degna di menzione a rispetto si del nome del compilatore, e si di avere udito molto commendarla. Il comento che i Borghi e compagni aggiunsero al Petrarca che stamparono nel 1827 in Firenze, non è altro che una storpiatura del presente. Napoli, 1836.