Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/287


dei costumi degl'italiani 281

alle antiche che non sono le nazioni, e massime il popolo, del mezzogiorno, laddove è pur certo che, dovendo sceglier tra i climi e tra i caratteri naturali dei popoli una immagine dell’antichitá, niuno dubiterebbe di scegliere i meridionali, e i settentrionali viceversa per immagini del moderno.

A proposito delle quali osservazioni, sia detto di passaggio, che io non dubito di attribuire in gran parte la decisa e visibile superioritá presente delle nazioni settentrionali sulle meridionali, sì in politica, sì in letteratura, sì in ogni cosa, alla superioritá della loro immaginazione. Né questa, né quella per conseguenza, sono da considerarsi per cose accidentali. Sembra che il tempo del settentrione sia venuto. Finora ha sempre brillato e potuto nel mondo il mezzogiorno. Ed esso era veramente fatto per brillare e prepotere in tempi quali furono gli antichi. E il settentrione viceversa è propriamente fatto per tenere il disopra ne’ tempi della natura de’ moderni. Ciò si vide in parte, per circostanze simili de’ popoli civili, nelle etá di mezzo. E come la detta natura e disposizione de’ tempi moderni non è accidentale né sembra potere essere passeggera, cosí la superioritá del settentrione non è da stimarsi accidentale né da aspettarsi che passi, almeno in uno spazio di tempo prevedibile. L’abbondanza e l’eccesso della vita cede alla mediocritá ed anche alla scarsezza della medesima, da poi che quella non ha piú come alimentarsi nella realtá delle cose e dello stato sociale, e che le opinioni ragionate contrastano seco e l’opprimono1.

  1. Del resto tutte le istorie dimostrano che i popoli superiori agli altri nelle grandi illusioni, lo sono sempre eziandio nella realtá delle cose, nella letteratura, nella felicitá, ricchezza e industria nazionale, nella preponderanza e dominio diretto o indiretto sopra gli altri. Ed ora è notabilissima la situazione di alcuni popoli settentrionali, che conservano l’immaginazione in mezzo alla crescente civiltá. Unione fatta onninamente per rendere un popolo superiore a tutti gli altri. Perocché ne’ tempi bassi la immaginazione non mancò, ma fu congiunta alla barbarie. Ne’ moderni, massime al mezzogiorno, la civiltá non manca, ma bensí l’immaginazione posta in attivitá. L’uno e l’altro stato è contrario alla grandezza e superioritá nazionale. L’unione della civiltá coll’immaginazione è lo stato degli antichi e propriamente lo stato antico, e non accade dire di qual grandezza ei fosse cagione.