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278 sopra lo stato presente

Di piú sono meno facili a questo disinganno. Poca cosa basta ad alimentare la loro immaginazione, a conservare le loro illusioni. Cosí dico degl’individui poco sensibili. Ma la gran forza del sentimento e dell’immaginazione ha bisogno di molto pascolo, di aiuti vivi, di qualche sostentamento nelle cose reali. Altrimenti rivolgendo la sua forza e il suo calore in sé stessa si consuma da sé tanto piú presto e piú completamente quanto essa forza, ed esso calore, è piú grande ed attivo. Uno spirito delicato messo a contatto della durezza delle cose reali, e confricato per cosí dire con essi, diviene tanto piú presto e tanto maggiormente ottuso quanto era piú acuto e piú fino, e tanto piú facilmente e profondamente incallisce quanto era piú delicato, tenero e molle. Cosí accade nel fisico, cosí nel morale. Or dunque, se noi consideriamo da una parte questa proprietá inseparabile dagli spiriti vivaci e sensibili, cioè di cadere tanto piú facilmente e altamente nelle qualitá contrarie (proprietá comune a tutti gli eccessi sempre proclivi e vicini ai loro opposti), e ciò anche in paritá delle altre circostanze rispetto agli spiriti riposati e temperati o freddi o insensibili per natura; e dall’altra parte che non solo questa paritá di circostanze nel nostro caso non ha luogo, ma che l’Italia è in uno stato, quanto alle cose reali che favoriscono l’immaginazione e le illusioni, molto inferiore a quello di tutte l’altre nazioni civili (parlo delle circostanze della vita e non di quelle del clima e naturali, che anzi nocciono per le dette ragioni); non ci maraviglieremo punto che gl’italiani, la piú vivace di tutte le nazioni cólte e la piú sensibile e calda per natura, sia ora per assuefazione e per carattere acquisito la piú morta, la piú fredda, la piú filosofa in pratica, la piú circospetta, indifferente, insensibile, la piú difficile ad esser mossa da cose illusorie, e molto meno governata dall’immaginazione neanche per un momento, la piú ragionatrice nell’operare e nella condotta, la piú povera, anzi priva affatto di opere d’immaginazione (nelle quali una volta, anzi due volte, superò di gran lunga tutte le nazioni che ora ci superano), di poesia qualunque (non parlo di versificazione), di opere sentimentali, di