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dei costumi degl'italiani 277

esservi migliore che dove era piú civiltá. Del resto, la civiltá ripara oggi quanto ai costumi in qualche modo i suoi propri danni, quando ella sia in un certo grado: e però non può farsi cosa piú utile ai costumi oramai che il promuoverla e diffonderla piú che si possa, come rimedio di sé medesima da una parte, e dall’altra di ciò che avanza della corruzione estrema e barbarie de’ bassi tempi, o che a questa appartiene, e corrisponde al di lei spirito, e all’impulso impresso e ai vestigi lasciati da lei nelle nazioni civili. Parlando sommariamente e senza simulazione, ma chiaramente, la morale propriamente è distrutta, e non è credibile che ella possa risorgere per ora; né chi sa fino a quando, e non se ne vede il modo, i costumi possono in qualche guisa mantenersi, e solo la civiltá può farlo ed essere instrumento a questo effetto, quanto ella sia in un alto grado.

Fin qui abbiamo considerato negli italiani la mancanza di societá. A questa si deve anche aggiungere come altra cagione de’ medesimi o simili effetti la natura del clima e del carattere nazionale che ne dipende e risulta. È tanto mirabile e simile a paradosso, quanto vero, che non v’ha né individuo né popolo sì vicino alla freddezza, all’indifferenza, all’insensibilitá e ad un grado cosí alto e profondo e costante di freddezza, insensibilitá e indifferenza, come quelli che per natura sono piú vivaci, piú sensibili, piú caldi. Collocati questi tali o popoli o individui in uno stato e in circostanze o politiche o qualunque, in cui niuna cosa conferisca all’immaginazione e all’illusione, anzi tutto contribuisca al disinganno, questo disinganno per la vivacitá stessa della loro natura e in ragione diretta di essa vivacitá è completo, totale, fortissimo, profondissimo. L’indifferenza che ne risulta è perfetta, radicatissima, costantissima; l’inattivitá, se si può cosí dire, efficacissima; la noncuranza effettivissima; la freddezza è vero ghiaccio, come accade nel gran caldo, che i vapori sono da esso elevati a tanta altezza che quivi stringendosi nel piú duro gelo, precipitano ridotti in gragnuola. I popoli settentrionali meno caldi nelle illusioni, sono anche meno freddi nel disinganno.