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22 | pensieri - xxx-xxxi |
veramente nessun’arte e nessuna facoltá, considerandola in quanto agli effetti suoi negli animi umani, è perfetta. Sempre che tu esaminerai la fortuna di due persone che sieno l’una di valor vero in qualunque cosa, l’altra di valor falso, tu troverai che questa è piú fortunata di quella; anzi il piú delle volte questa fortunata, e quella senza fortuna. L’impostura vale e fa effetto anche senza il vero; ma il vero senza lei non può nulla. Né ciò nasce, credo io, da mala inclinazione della nostra specie, ma perché essendo il vero sempre troppo povero e difettivo, è necessaria all’uomo in ciascuna cosa, per dilettarlo o per muoverlo, parte d’illusione e di prestigio, e promettere assai piú e meglio che non si può dare. La natura medesima è impostora verso l’uomo, né gli rende la vita amabile o sopportabile, se non per mezzo principalmente d’immaginazione e d’inganno.
XXX.
Come suole il genere umano, biasimando le cose presenti, lodare le passate, cosí la piú parte de’ viaggiatori, mentre viaggiano, sono amanti del loro soggiorno nativo, e lo preferiscono con una specie d’ira a quelli dove si trovano. Tornati al luogo nativo, colla stessa ira lo pospongono a tutti gli altri luoghi dove sono stati.
XXXI.
In ogni paese i vizi e i mali universali degli uomini e della societá umana sono notati come particolari del luogo. Io non sono mai stato in parte dov’io non abbia udito: ‘qui le donne sono vane ed incostanti, leggono poco e sono male istruite; qui il pubblico è curioso de’ fatti altrui, ciarliero molto e maldicente, qui i danari, il favore e la viltá possono tutto; qui regna l’invidia, e le amicizie sono poco sincere’; e