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242 il martirio de' santi padri

CAPITOLO DECIMOTTAVO

E detto che noi gli avemmo ogni cosa, ciascheduno si maravigliò come tutti erano morti in un medesimo giorno, e come uno era il numero e si de’ santi che morirono nel monte Sinai e si di quelli che morirono in Raitu. E levatosi in piedi lo abate Dula, ciò era il proposto, disse: ’ Questi, o santissimi padri, come degni servi di Cristo ed eletti ministri suoi, furono fatti degni della letizia e del regno d’esso Cristo, e di poi tante battaglie e afflizioni e tentazioni, all’ultimo furono incoronati della corona de’ martiri, e vivono in grande onore e gloria. Ora noi leviamoci su, e a noi medesimi attendiamo, ringraziando il Signore Iddio il quale ci liberò dalle mani de’ barbari, e preghiamolo che ci conceda grazia d’avere a essere uccisi insieme coi santi martiri \ E queste parole dette, con ispirituali ragionamenti tutti noi consolò. Ed io umile fraticello Ammonio, fatto ricordo delle sopraddette cose in una carta, come Dio volle, tornamene alle parti d’Egitto, non in quello mio primo luogo il quale si chiama Canopo, ma vicino a Menfi in un abitacolo piccolissimo, nel quale io mi rimango e assiduamente leggo le istorie de’ valenti martiri di Cristo, godendo delle loro battaglie e passioni, a gloria del Padre e del Figliuolo e dello Spirito santo. Io Giovanni prete, come piacque a Dio, trovai questa leggenda in casa d’uno eremita vecchio, presso a Naucrate, la quale leggenda era scritta in lettera egiziaca; e traslataila in greco, secondo che di sopra si mostra, come bene intendente della lingua egiziaca, pigliandomi questa fatica a gloria de’ santi, insieme colli quali déaci il Signore Iddio parte nel suo regno. E tutti quelli che leggerete queste narrazioni de’santi martiri, orate per me peccatore. E sia gloria a Dio per tutti i secoli de’ secoli, amen.