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232 il martirio de’ santi padri

E a noi che eravamo in su quello navilio, dissono: ‘ Toglietene su, e portatene a Clisina, e niuno di voi non ammazzeremo ’. E tanto promettemmo loro di fare: e aspettavamo il dí che e’ traesse vento di Noto, che noi dovessimo sciôrre la nave dal porto. Ma in questo mezzo noi due di nottetempo, la buona mercé di Dio, siamo potuti fuggire dalle mani de’ barbari; e cosí vegnamo e annunziamovi che v’aggiate cura per questi pochi dí e guardiate le anime vostre, che forse i barbari, passando di queste parti, non iscorressono qua, e tutti voi non uccidessono. E loro numero si è nel torno di trecento.

CAPITOLO NONO

Noi dunque, udito questo, ponemmo certi speculatori presso alla marina i quali n’avisassono se egli avessono veduto venire il navilio, e pregavamo Iddio che e’ disponesse quello che ne dovesse tornare in benefício dell’anime. L’altro giorno, in sull’ora del vespro, fu veduto il navilio, il quale veniva dirittamente verso noi a vele alte: per la qual cosa tutti i laici del paese de’ faraniti si missono in punto di combattere contro i blemmi per loro donne e figliuoli e per le mandrie de’ cammelli. E ragunaronsi circa a dugento fra tutti, sanza le donne e i fanciulli, a un luogo poco di lá dalle palme. E noi raccogliemmoci dentro la chiesa, la quale era murata d’intorno intorno d’opera di mattone alta quanto è due stature d’uomo. Or dunque i barbari, preso terra, scorgendogli i marinari, vennono infino presso alla costa di ponente della montagna, e ivi stettono quella notte, a poco andare dalle fontane. Fatto dí, legato i marinari, lasciarongli in quello medesimo luogo, salvo uno, il quale missono a guardia della nave solo, acciò che e’ non potesse spiegare le vele, e puosono seco uno moro, e cosí vennono alle fontane. E in questo fattasi loro allo incontro la gente del paese, e’ s’abboccarono insieme a battaglia presso delle fonti e de’ collicelli, intra le fosse dell’acqua, e uno nugolo di saette volavano dall’uno lato e dall’altro. Ma i barbari,