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composto da ammonio monaco 229

mento altro che venti datteri e uno sestiere d’acqua, li quali molte fiate, secondo che il suo converso diceva, guardò infino a tanto che e’ non ebbe aperto l’uscio della cellina. Adunque nel tempo di Quaresima fugli menato un demoniaco della terra di Faran acciò che e’ lo dovesse curare, il quale era capo della sua gente e aveva nome Obediano. E come esso fu arrivato presso della cella del santo uomo quanto a uno stadio, incominciò l’immondo spirito a rompergli la gola, e con grande voce gridava e diceva: ‘Oimè che io non sono bastato a fare che questo vecchio si parta dalla regola sua pure uno momento di tempo’. E detto questo, uscí del corpo di quello uomo, il quale subitamente fu guarito, e credette in Giesú Cristo con altri molti insieme i quali ancora non avevano ricevuto il santo battesimo, e ritornossene alla sua stanza sano, e per tanto e’ non ebbe veduto il servo di Cristo. E dove molte altre cose sarebbono a dire di questo santo uomo, tutte passerò via, con ciò sia che elle non fanno per questo tempo.

CAPITOLO SETTIMO

Ebbe il detto Moisè uno scolaio di nome Soe, il quale nascette nelle parti di Tebaida e abitò piú sopra in sul monte anni quarantasei, né della regola del predetto santo uomo nulla cosa mutò, anzi fu come una impronta e una scolpitura del suo maestro. E in quello primo tempo che io mi presi a stare nell’ermo, puosimi per discepolo con questo Soe, ma per la sua grande austeritade presto dipartimmene, con ciò sia che io non potessi durare la sua ismodata penitenzia e macerazione della carne. Questi di poi fu messo a morte da’ barbari insieme cogli altri. E di quale di loro che io volessi fare menzione, sí maggiori opere io potrei dire di quelle che io abbia detto. Ma lasciato pure tutte le altre, una sola dirò, avvenga che questa sia tanto fiera e mirabile che ella mai non convenga essere passata. Uno cotale Gioseppo, di nascimento elesio, dimorava nella pianura, discosto dalla marina forse duomila passi, lá