Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/167

cipi, essere capitati male; io fuggii per modo ogni imputazione di si fatte colpe, che egli si può trovare che da poi ch’io tengo il principato, niuna persona, salvo che la mia donna, ho usata amorosamente: non che io non sapessi che nell’universale hanno lode eziandio coloro che osservando i termini del giusto in quanto si è alle cose dei cittadini, procacciano però di loro diletti da qualche altra parte; ma da un canto io mi sono voluto tenere come piú si poteva lontano da ogni sospetto in questo particolare, da un altro lato farmi esempio di costumatezza a’ miei cittadini, sapendo che la moltitudine suol tenere quegl’instituti e quei modi che ella vede essere usati da’ suoi reggitori. Di poi m’è paruto essere convenevole che siccome i principi sono maggiormente onorati che gli altri uomini, cosi ed altrettanto sieno migliori di quelli; e sconcio essere oltremodo il procedere di coloro i quali costringono gli altri a vivere modestamente, ed essi non dimostrano piú di temperanza che i loro sudditi. Oltre che io vedeva nelle altre cose anche uomini volgari essere continenti, ma queste cosi fatte libidini vincere anco i migliori. Per tanto ho voluto dimostrarmi atto a resistere alla cupiditá in quelle cose dove io non era solamente per superare il volgo, ma eziandio quelli che si pregiano di virtú. Mi pareva anche molto da biasimare chi avendo menata moglie e fattasela consorte di tutta la vita, poi contraffacendo al suo proprio fatto, affligge co’ suoi piaceri quella dalla quale egli si persuade che niuna afflizione gli convenga ricevere; e dove egli in altri consorzi e in altre congiunzioni si porta convenevolmente, non guarda di mancare in questo consorzio che egli ha colla moglie, il quale sarebbe da osservare con tanto piú studio che gli altri, quanto egli è il piú stretto e il maggiore che l’uomo abbia. Ed ecco che questi tali per cosi fatto modo, non se ne avvedendo, dentro alla medesima reggia si creano e si nutricano sedizioni e discordie, laddove egli è pure ufficio dei principi buoni procacciare l’unitá degli animi non solo nelle cittá sottoposte alla signoria loro, ma eziandio ne’ palagi propri e dove che essi dimorino. Né anco mi è piaciuta mai quell’opinione che