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la cittá dovesse crescere e prosperare. Imperciocché verso i cittadini io mi portai con tanta piacevolezza, che sotto il mio regno non si sono veduti esilii né morti né confiscazioni di beni né multe né cosi fatta calamitá nessuna. Ed essendoci per la guerra di quei tempi la Grecia chiusa, e noi predati e spogliati in ogni luogo, i piú di questi travagli io tolsi via, pagando a chi tutto, a chi parte, pregando alcuni d’indugio, con altri componendo le differenze com’io potetti il meglio. Oltre di ciò essendo verso di noi gli animi delle genti dell’isola mal disposti, e l’imperatore riconciliato in parole, ma in fatti pieno di mala volontá, io raddolcii gli uni e l’altro, questo colla diligenza e prontezza negli ossequi e nei servigi, quelli con procedere verso loro dirittamente. Imperocché io sono di tal maniera alieno da ogni appetito dell’altrui, che laddove molti, solo che possano poco piú dei vicini, usurpano parte delle loro terre e cercano di vantaggiarsi contro il diritto, io non volli anco accettare quel tanto di paese che mi era offerto, e mi eleggo di possedere con giustizia il mio territorio solo, piuttosto che per vie torte acquistarne maggiore a piú doppi. Ma che bisogno è dilungarsi ricordando questa e quella cosa, quando io posso con poche parole dire che egli sará manifesto a chiunque ne cercherá, non avere io mai fatto ingiuria ad alcuno, e per lo contrario aver fatto beneficio a un maggior numero si di cittadini e si di altri greci, e dato a questi e a quelli maggiori doni, che non fecero tutti insieme i re predecessori miei? E veramente converrebbe che quelli che si pregiano di giustizia grande, e che fanno professione di non essere superabili dall’amor della roba, potessero dire di sé cose altrettanto insigni. Anche maggiori di queste io mi trovo poter narrare intorno alla mia temperanza. Perocché veggendo che niuna cosa hanno tutti gli uomini generalmente cosi cara siccome le mogli e i figliuoli, e contro a niuno si adirano si gravemente come contro a chi offende loro le une o gli altri; e che la contumeliosa libidine verso quelle o questi è fonte di calamitá grandissime, e molti per sua cagione, cosi privati come prin-