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mente che se bene i filosofi non si accordano intorno agli esercizi dell’animo, volendo alcuni che per mezzo della dialettica, altri che per via della politica, altri che per altre dottrine i loro discepoli abbiano a divenire piú savi e di miglior senno, tutti però convengono in questo, che l’uomo bene ammaestrato debbe, o per l’una o per l’altra di quelle tali discipline, riuscire atto a ben consigliare e deliberare. Vuoisi per tanto, lasciata star quella parte che è controversa, e tenendosi a quello che è confessato da tutti, venire alla prova degli uomini, e, se si può, vedere nelle occasioni come sappiano consigliare, se no, intender come ragionino delle cose in generale, e quelli che non dimostrano alcun buono avvedimento, averli per nulla e rigettarli, manifesta cosa essendo che queste si fatte persone, le quali non possono pur giovare a sé medesime, molto meno potranno far savio e prudente altrui. Ma per lo contrario gli uomini giudiziosi e atti a vedere piú che gli altri, tiengli in conto grande e accarezzagli, considerando che ni uno altro bene si trova, cosi utile a possedere e cosi regio, come è un buono e sufficiente consigliatore. E fa’ ragione che quelli ti accresceranno maggiormente il regno, i quali piú ti beneficheranno l’intendimento. Io dunque ti ho mostrato quello che io so e che io reputo convenevole, e ti onoro con quelle cose che comporta la mia facoltá. E consiglioti a volere che eziandio gli altri, in iscambio dei consueti donativi, i quali voi, come ho detto a principio, comperate molto piú caro da chi gli dona, che non fareste da quelli che gli vendessero, ti rechino di cosi fatti presenti che, se tu gli userai molto, e non passerai giorno che tu non gli adoperi, in vece di logorarli, gli farai maggiori e di piú valuta.