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2.

DISCORSO DEL PRINCIPATO

A Nicocle re di Salamina

Quelli, o Nicocle, che sogliono a voi altri principi recare in dono o vesti, o lavorii di bronzo o pur d’oro, o altra di cosi fatte masserizie delle quali eglino sono poveri e voi copiosi, paiono a me, non donare, ma trafficare assai manifestamente, e vendere quei loro arnesi con molta piú scaltrezza di quelli che fanno professione di mercatantare. Io per me mi reputerei porgerti un donativo bellissimo sopra ogni altro ed utilissimo, e degno altresí sommamente a me di porgere e a te di ricevere, se io ti sapessi mostrare con quali instituti, e da quali azioni astenendoti, tu possa governare nel miglior modo cotesta cittá e cotesto regno. Imperocché gli uomini privati hanno non poche cose che gli ammaestrano. Prima e principalmente questa, che essi non vivono tra gli agi e le morbidezze, anzi sono costretti quasi a combattere quotidianamente per le necessitá della vita. Poi le leggi alle quali sono sottoposti ciascuno secondo i luoghi. Anco la libertá del dire, e la facoltá che hanno gli amici di riprendergli apertamente, e gl’inimici di valersi dei loro falli per danneggiarli. Oltre di questo alcuni poeti antichi hanno lasciato diversi documenti del modo che si vuol tenere nella vita ordinaria. Onde per tutti questi rispetti è ragione che essi vengano piú costumati. Ma i principi non hanno veruna di cosi fatte cose, e dove si converrebbe a loro piú che a qualunque altro di essere bene