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mancò la felicitá nel successo, all’altro errò il giudizio nella scelta del modo. E molto meno mi fermerò a parlare dei nostri volgarizzatori del secolo decimoquarto; i quali assai piú arditi de’ piú dotti e valenti uomini del cinquecento, non temettero di arrischiarsi con Sallustio, con Livio, con Cicerone e con altri dei sommi; ma, rozzissimi come erano nelle lingue antiche, e privi di ogni arte nella propria, quantunque forniti, solo per la fortunata condizione del loro tempo, di una bellissima consuetudine di parlare, riuscirono, non solo insulsi e noiosi presso che in tutto, ma in gran parte anche strani, ridicoli, e, siccome non s’intesero essi medesimi, cosí non intelligibili altrui; e fecero opere che quanto sono pregiate per le voci e le locuzioni, tanto si dispregiano per lo stile e in quanto alla loro qualitá di volgarizzamenti.

Ripigliando e conchiudendo del secolo decimosesto, lo stile di Marcello Adriani nei Morali di Plutarco non passa la mediocritá: nondimeno, risguardando che similmente lo stile di Plutarco, massime in quei trattati, resta anzi di qua che di lá dal mediocre, si potrebbe presumere che quello fosse un volgarizzamento bastevole a tali opere, se esso, per la poca scienza del greco avuta dall’Adriani e per la scorrezione dei testi greci usati, non fosse in troppo gran parte falso, e troppo abbondante di errori. Il simile si può dire intorno al volgarizzamento fatto dallo stesso Adriani del libro di Demetrio della elocuzione. Quanto si è al Longo del Caro, opera giovanile e non finita anche di limare e polire, quello stile pare a me poco pregevole e poco bello, e questo per la cagione medesima per la quale pare il contrario a molti, cioè per la copia, che a me riesce soverchia, degli ornamenti; né la elocuzione di Longo, appena conforme all’indole della lingua greca, merita a lui titolo di scrittor classico.

Ora che direi de’ nostri volgarizzamenti piú moderni se io volessi qui distendermi maggiormente? Che direi, tra gli altri, degli Amori dí Abrocome e d’Anzia del Salvini, i quali sono lodati io non so perché? dove io trovo, giusta il consueto del volgarizzare di quell’uomo, un dire né italiano né greco,