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ercole favola di prodico 115

tu immortale, gli dèi ti hanno rifiutata per compagna, e dagli uomini di valore sei vilipesa e infamata, e mai non ti è intervenuto di udire il piú dolce suono che si ode al mondo, che è quel della propria lode, né di veder la piú cara vista che possa essere, perocché niuna tua bella azione hai veduto mai. Dimmi, chi è che ti creda quando tu favelli? e se ti fa di bisogno di alcuna cosa, chi è che te ne voglia somministrare? e quale uomo, purché egli abbia il giudizio sano, vorrebbe essere della compagnia de’ tuoi familiari? i quali nella gioventú sono privi del vigore del corpo, e nella vecchiezza del senno e del conoscimento dell’animo; e quella consumano senza fatica tra gli agi e le splendidezze, questa trapassano faticosamente in isquallore, con vergogna del passato e noia del presente, perocché eglino hanno trascorso via tutte le dolcezze della loro vita nella gioventú, e si hanno riserbato l’amaro per la vecchiaia.

Al contrario io uso del consorzio degli dèi, uso del consorzio degli uomini buoni e valenti; niuna degna opera né divina né umana si fa senza partecipazione mia; sono, cosí appresso gli dèi come appresso i mortali, cogli onori debiti onorata sopra ogni altra persona; diletta cooperatrice degli artigiani nelle loro fatiche, guardiana fedele della casa ai padroni, assistitrice benevola dei famigli, buona aiutatrice degli uomini nelle opere della pace, costante confederata ne’ fatti della guerra, ottima compagna e consorte dell’amicizia. I miei familiari mangiano e beono con diletto, e questo diletto conseguiscono senza pensiero, imperciocché aspettano l’appetito; dormono piú saporitamente di quelli che non hanno durata niuna fatica, e non hanno però per grave di rilevarsi dal sonno, né per causa di dormire trascurano di attendere a quello che loro si appartiene. I giovani sono lieti della lode che ricevono dagli attempati, i vecchi si confortano dell’onore che hanno dai giovani, si ricordano dei loro fatti antichi con dolcezza e soddisfazione d’animo, e si compiacciono altresi del buono stato presente, essendo per mio beneficio grati agli dèi, cari agli amici, pregiati dalle loro patrie. E venuto il fine stabilito