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manuale di epitteto - xxxv-xli 105

[XXXVIII]

Siccome, andando per le vie, tu hai l’occhio a non calpestare un chiodo e a non ti storcere un piede, cosí abbi cura di non fare pregiudizio alla parte principale di te medesimo. E se altrettanto osserveremo in ciascun atto, noi faremo ogni cosa piú sicuramente.

[XXXIX]

Misura dello avere si è a ciascheduno il proprio corpo, siccome della scarpa il piede. Per tanto se tu ti conterrai dentro ai termini di quel che è richiesto alla tua persona, tu serberai la misura; ma se tu gli passerai, di necessitá da quell’ora innanzi andrai senza fine precipitando come per un dirupato. Non altrimenti che nella scarpa se tu passi piú avanti di quello che si appartiene all’uso del piede, la scarpa ti diventa prima dorata, appresso di porpora, poi ricamata, gioiellata. Perocché di lá dalla misura non ci ha limite alcuno.

[XL]

Le donne insino dall’etá di quattordici anni incominciano a esser chiamate dagli uomini con titolo di signore. Sicché vedendo che esse niun altro pregio hanno, ma solo sono pregiate rispetto all’usar cogli uomini carnalmente, dannosi ad acconciarsi e ornarsi, e a riporre ogni loro speranza in cotale studio. Per tanto vuoisi por cura di fare ch’elle si avveggano di non essere avute in pregio se non se in quanto si dimostrino costumate, vereconde e caste.

[XLI]

L’essere lungamente occupato dintorno ai servigi del corpo, come dire agli esercizi della persona, al mangiare, al bere,