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eloquenti o poetici, di qualsivoglia sorta, non tanto si giudicano dalle loro qualitá in se medesime, quanto dall’effetto che essi fanno nell’animo di chi legge. In modo che il lettore nel farne giudizio, li considera piú, per cosí dire, in sé proprio, che in loro stessi. Di qui nasce, che gli uomini naturalmente tardi e freddi di cuore e d’immaginazione, ancorché dotati di buon discorso, di molto acume d’ingegno, e di dottrina non mediocre, sono quasi al tutto inabili a sentenziare convenientemente sopra tali scritti; non potendo in parte alcuna immedesimare l’animo proprio con quello dello scrittore; e ordinariamente dentro di sé li disprezzano; perché leggendoli, e conoscendoli ancora per famosissimi, non iscuoprono la causa della loro fama; come quelli a cui non perviene da lettura tale alcun moto, alcun’immagine, e quindi alcun diletto notabile. Ora, a quegli stessí che da natura sono disposti e pronti a ricevere e a rinnovellare in sé qualunque immagine o affetto saputo acconciamente esprimere dagli scrittori, intervengono moltissimi tempi di freddezza, noncuranza, languidezza d’animo, impenetrabilitá, e disposizione tale che, mentre dura, li rende o conformi o simili agli altri detti dianzi; e ciò per diversissime cause, intrinseche o estrinseche, appartenenti allo spirito o al corpo, transitorie o durevoli. In questi cotali tempi, niuno, se ben fosse per altro uno scrittore sommo, è buon giudice degli scrittori che hanno a muovere il cuore o l’immaginativa. Lascio la sazietá dei diletti provati poco prima in altre letture tali; e le passioni, piú o meno forti, che sopravvengono ad ora ad ora; le quali bene spesso tenendo in gran parte occupato l’animo, non lasciano luogo ai movimenti che in altra occasione vi sarebbero eccitati dalle cose lette. Cosí, per le stesse o simili cause, spesse volte veggiamo che quei medesimi luoghi, quegli spettacoli naturali o di qualsivoglia genere, quelle musiche, e cento sí fatte cose, che in altri tempi ci commossero, o sarebbero state atte a commuoverci, se le avessimo vedute o udite; ora vedendole e «ascoltandole, non ci commuovono punto, né ci dilettano; e non perciò sono men belle o meno efficaci in sé, che fossero allora.