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86 | operette morali |
nessuna cosa ne ha cura. Ma le difficoltá che nascono dalla
malizia degli uomini, essendone stato scritto abbondantemente
da molti, ai quali potrai ricorrere, intendo di lasciarle da parte.
Né anche ho in animo di narrare quegl’impedimenti che hanno
origine dalla fortuna propria dello scrittore, ed eziandio dal
semplice caso, o da leggerissime cagioni: i quali non di rado
fanno che alcuni scritti degni di somma lode, e frutto di sudori
infiniti, sono perpetuamente esclusi dalla celebritá, o stati pure
in luce per breve tempo, cadono e si dileguano interamente
dalla memoria degli uomini; dove che altri scritti o inferiori
di pregio, o non superiori a quelli, vengono e si conservano
in grande onore. Io ti vo’ solamente esporre le difficoltá e gl’impacci
che, senza intervento di malvagitá umana, contrastano
gagliardamente il premio della gloria, non all’uno o all’altro
fuor dell’usato, ma per l’ordinario, alla maggior parte degli
scrittori grandi.
Ben sai che niuno si fa degno di questo titolo, né si conduce a gloria stabile e vera, se non per opere eccellenti e perfette, o prossime in qualche modo alla perfezione. Or dunque hai da por mente a una sentenza verissima di un autore nostro lombardo; dico dell’autore del Cortegiano 33: la quale è che «rare volte interviene che chi non è assueto a scrivere, per erudito che egli si sia, possa mai conoscer perfettamente le fatiche ed industrie degli scrittori, né gustar la dolcezza ed eccellenza degli stili, e quelle intrinseche avvertenze che spesso si trovano negli antichi». E qui primieramente, pensa quanto piccolo numero di persone sieno assuefatte ed ammaestrate a scrivere; e però da quanto poca parte degli uomini, o presenti o futuri, tu possa in qualunque caso sperare quell’opinione magnifica che ti hai proposto per frutto della tua vita. Oltre di ciò considera quanta sia nelle scritture la forza dello stile; dalle cui virtú principalmente, e dalla cui perfezione, dipende la perpetuitá delle opere che cadono in qualunque modo nel genere delle lettere amene. E spessissimo occorre che se tu spogli del suo stile una scrittura famosa, di cui ti pensavi che quasi tutto il pregio stesse nelle sentenze, tu la riduci in istato