Pagina:Leopardi, Giacomo – Operette morali, 1928 – BEIC 1857808.djvu/64

58 operette morali


alcun loro simile; e molto piú rari si cibano dei loro figliuoli, per qualche accidente insolito, e non per averli generati a quest’uso. Avverti eziandio, che delle cinque parti del mondo una sola, né tutta intera, e questa non paragonabile per grandezza a veruna delle altre quattro, è dotata della civiltá che tu lodi; aggiunte alcune piccole porzioncelle di un’altra parte del mondo. E giá tu medesimo non vorrai dire che questa civiltá sia compiuta, in modo che oggidí gli uomini di Parigi o di Filadelfia abbiano generalmente tutta la perfezione che può convenire alla loro specie. Ora, per condursi al presente stato di civiltá non ancora perfetta, quanto tempo hanno dovuto penare questi tali popoli? Tanti anni quanti si possono numerare dall’origine dell’uomo insino ai tempi prossimi. E quasi tutte le invenzioni che erano o di maggiore necessitá o di maggior profitto al conseguimento dello stato civile, hanno avuto origine non da ragione, ma da casi fortuiti: di modo che la civiltá umana è opera della sorte piú che della natura: e dove questi tali casi non sono occorsi, veggiamo che i popoli sono ancora barbari; con tutto che abbiano altrettanta etá quanta i popoli civili. Dico io dunque: se l’uomo barbaro mostra di essere inferiore per molti capi a qualunque altro animale; se la civiltá, che è l’opposto della barbarie, non è posseduta né anche oggi se non da una piccola parte del genere umano; se non oltre di ciò, questa parte non è potuta altrimenti pervenire al presente stato civile, se non dopo una quantitá innumerabile di secoli e per beneficio massimamente del caso, piuttosto che di alcun’altra cagione; all’ultimo, se il detto stato civile non è per anche perfetto; considera un poco se forse la tua sentenza circa il genere umano fosse piú vera acconciandola in questa forma: cioè dicendo che esso è veramente sommo tra i generi, come tu pensi; ma sommo nell’imperfezione, piuttosto che nella perfezione; quantunque gli uomini nel parlare e nel giudicare, scambino continuamente l’una coll’altra; argomentando da certi cotali presupposti che si hanno fatto essi, e tengonli per veritá palpabili. Certo che gli altri generi di creature fino nel principio furono