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la scommessa di prometeo | 55 |
porgendo gli orecchi, e distendendo la vista per ognintorno,
udire una voce né scoprire un’ombra d’uomo vivo. Andarono
parte camminando, parte volando, per ispazio di molte miglia;
passando monti e fiumi; e trovando da per tutto i medesimi
segni e la medesima solitudine. Come sono ora deserti questi
paesi, diceva Momo a Prometeo, che mostrano anche evidentemente
di essere stati abitati? Prometeo ricordava le inondazioni
del mare, i tremuoti, i temporali, le piogge strabocchevoli,
che sapeva essere ordinarie nelle regioni calde: e veramente
in quel medesimo tempo udivano, da tutte le boscaglie vicine,
i rami degli alberi che, agitati dall’aria, stillavano continuamente
acqua. Se non che Momo non sapeva comprendere
come potesse quella parte essere sottoposta alle inondazioni
del mare, cosí lontano di lá, che non appariva da alcun lato;
e meno intendeva per qual destino i tremuoti, i temporali e
le piogge avessero avuto a disfare tutti gli uomini del paese,
perdonando agli sciaguari, alle scimmie, a’ formichieri, a’ cerigoni,
alle aquile, a’ pappagalli, e a cento altre qualitá di animali
terrestri e volatili, che andavano per quei dintorni. In
fine, scendendo a una valle immensa, scoprirono, come a dire,
un piccolo mucchio di case o capanne di legno, coperte di
foglie di palma, e circondata ognuna da un chiuso a maniera
di steccato: dinanzi a una delle quali stavano molte persone,
parte in piedi, parte sedute, dintorno a un vaso di terra posto a
un gran fuoco. Si accostarono i due celesti, presa forma umana;
e Prometeo, salutati tutti cortesemente, volgendosi a uno che
accennava di essere il principale, interrogollo: — Che si fa?
Selvaggio. Si mangia, come vedi.
Prometeo. Che buone vivande avete?
Selvaggio. Questo poco di carne.
Prometeo. Carne domestica o salvatica?
Selvaggio. Domestica, anzi del mio figliuolo.
Prometeo. Hai tu per figliuolo un vitello, come ebbe Pasifae?
Selvaggio. Non un vitello ma un uomo, come ebbero tutti gli altri.