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DIALOGO
DELLA NATURA E DI UN’ANIMA
Natura. Va’, figliuola mia prediletta, che tale sarai tenuta e chiamata per lungo ordine di secoli. Vivi, e sii grande e infelice.
Anima. Che male ho io commesso prima di vivere, che tu mi condanni a cotesta pena?
Natura. Che pena, figliuola mia?
Anima. Non mi prescrivi tu di essere infelice?
Natura. Ma in quanto che io voglio che tu sii grande: e non si può questo senza quello. Oltre che tu sei destinata a vivificare un corpo umano; e tutti gli uomini per necessitá nascono e vivono infelici.
Anima. Ma in contrario saria di ragione che tu provvedessi in modo, che eglino fossero felici per necessitá; o non potendo far questo, ti si converrebbe astenere da porli al mondo.
Natura. Né l'una né l’altra cosa è in potestá mia, che sono sottoposta al fato; il quale ordina altrimenti, qualunque se ne sia la cagione; che né tu né io non la possiamo intendere. Ora, come tu sei stata creata e disposta a informare una persona umana, giá qualsivoglia forza, né mia né d’altri, non è potente a scamparti dall’infelicitá comune degli uomini. Ma oltre di questa, te ne bisognerá sostenere una propria e maggiore assai, per l’eccellenza della quale io t’ho fornita.