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Questa non lieve fatica io ho tentato: Ferdinando Martini, che faceva parte della Commissione governativa che pubblicò lo Zibaldone, mi disse che primo intendimento dei Commissari era stato appunto il riordinarlo; ma non trovarono chi ci si sobbarcasse. Allora, in occasione del centenario, la stampa pareva urgente; e non si trattava di lavoro da sbrigare in pochi mesi. Dopo venticinque anni, non si può dire sia mancato il tempo.

Cosí io ho voluto dare in Appendice alle Operette morali non giá tutto il lavoro di preparazione, ma solo una parte di quei pensieri cui il Leopardi trovò la forma adeguata e definitiva. Piú volte mi accadde di rimandare alle Memorie e ai Frammenti di studi filosofici; è ovvio che se può occorrere di stampar due volte in una raccolta compiuta un accenno o un periodo, non si potevan dare duplicati di pagine e pagine.

IV

Compio qui l’indicazione sommaria data dal L. delle edizioni da lui fatte (vedi p. 222).


1. Delle Operette morali diede, ad istigazione del Giordani, un Primo saggio l’Antologia di Firenze (n. 61, gennaio 1826, pp. 25-43); saggio che fu riprodotto nel Nuovo Ricoglitore di Milano, nello stesso anno.

Comprendeva il Dialogo di Timandro ed Eleandro, il Dialogo di C. Colombo e P. Gutierrez, e il Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare.


2. La prima edizione fu, dopo lunghe trattative, intorno alle quali vedasi l’Epistolario, data dallo Stella.

Operette morali ❘ del conte ❘ Giacomo Leopardi ❘ Milano, presso Ant. Fort. Stella e Figli, mdcccxxvii.

Un volumetto simile a quello dei Canti, Bologna, 1824, di pp. 256 + 4 non num. Precede questa avvertenza:

Gli Editori

Abbenché dagli antichi maestri siasi le mille volte ripetuto, e si ripeta tutto giorno dai moderni, essere la morale la vera scienza dell’uomo e la piú utile alla civile societá, vedesí che ben poco viene essa studiata,