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nota 329


scene di commedie (conforme diceva Luciano che i suoi erano un composto da lui per primo inventato, della natura del dialogo e della commedia, e ciò nel trattatello Πρὸς τὸν εἰπόντα, Προμήθευς εἰ ἐν λόγοις), le quali potrebbero servirmi per provar di dare all’Italia un saggio del suo vero linguaggio comico, che tuttavia bisogna assolutamente creare, e in qualche modo anche della satira, ch’è, secondo ch’io sento dire, nello stesso caso.

«Potrebbero anche adoperarsi delle invenzioni ridicole, simili a quelle che adopera Luciano ne’ suoi opuscoli, per deridere questo o quello, come nella βίων πράσεις ecc. E questi dialoghi supplirebbero, in certo modo, a tutto ciò che manca nella comica italiana, giacché ella non è povera d’intreccio, d’invenzione, di condotta ecc.; e in tutte queste parti ella sta bene; ma le manca affatto il particolare, cioè lo stile e le bellezze parziali della satira fina e del sale, e del ridicolo attico veramente e plautino e lucianesco, e la lingua al tempo stesso popolare e pura e conveniente ecc.; e tutto questo sarebbe supplito dai sopraddetti Dialoghi.

«Argomento di alcuni dialoghi potrebbero essere alcuni fatti che si fingessero accaduti in mare sott’acqua, ponendo per interlocutori i pesci, o fingendo che abbiano in mare i loro regni e governi e possessioni d’acqua ecc., e facendo uso de’ naufragi e delle tante cose che sono nel fondo del mare, o ci nascono, come il corallo ecc.; e immaginando prede di pesci portate ai loro tribunali, come fatte da corsari, siano di altri pesci ecc. ecc., trovando in ciò materia da satireggiare.»

III

Il disegno, come si vede, veniva determinandosi, diverso da quello prima concepito: qualche idea di quel che sarebbero state poi le operette si precisava. Tra le carte napoletane è un foglietto, pubblicato dalla Commissione governativa in Scritti vari inediti ecc.; — senza data, ma evidentemente del 1821-22, — è un primo elenco di questi Dialoghi:

     Salto di Leucade.
     Egesia pisitánato.
     Timone e Socrate.
     Natura ed anima.