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in una vita energica e mobile, e la vita tornerá ad esser cosa viva e non morta, e la grandezza e la bellezza delle cose torneranno a parere una sostanza, e la religione riacquisterá il suo credito; o questo mondo diverrá un serraglio di disperati, e forse anche un deserto. So che questi parranno sogni e follie, come so ancora che chiunque, trent’anni addietro, avesse prenunziata questa immensa rivoluzione di cose e di opinioni della quale siamo stati e siamo spettatori e parte, non avrebbe trovato chi si degnasse di mettere in beffa il suo vaticinio ecc. In somma il continuare in questa vita della quale abbiamo conosciuto l’infelicitá e il nulla, senza distrazioni vive, e senza quelle illusioni su cui la natura ha stabilita la nostra vita, non è possibile.

Tuttavia la politica segue ad esser quasi puramente matematica, in cambio d’esser filosofica, quasí che sconvenisse alla filosofia, dopo aver distrutto ogni cosa, l’adoprarsi a riedificare (quando anzi questo dev’essere il suo vero oggetto presentemente, al contrario de’tempi d’ignoranza), e ch’ella non dovesse mai fare un gran bene agli uomini, perché fin qui non ha fatto loro altro che beni piccoli e mali sommi.

Oggetto primitivo della natura nel variare le cose: la distrazione dell’uomo, e il non farlo fermare a lungo in nessun oggetto, neanche nel piacere, il quale dopo lungo desiderio allora ch’è conseguito ci diventa arena tra le mani; e come quegli ebrei che dicevano haec est illa Noemis? cosí noi sempre e inevitabilmente diciamo allora: «questo è quel gran piacere?». Tutto il piano della natura intorno alla vita umana si aggira sopra alla gran legge di distrazione, illusione e dimenticanza. Quanto piú questa legge è svigorita, tanto piú il mondo va in perdizione.

Pochissimi convengono che le cose antiche fossero veramente piú felici delle moderne, e questi pochissimi le riguardano come cose alle quali non si dèe piú pensare perché le circostanze sono cambiate. Ma la natura non è cambiata, e un’altra felicitá non si trova, e la filosofia moderna non si dèe vantar di nulla se non è capace di ricondurci a uno stato nel quale possiamo esser felici. O sieno cose antiche o non antiche, il fatto sta che quelle convenivano all’uomo e queste no, e che allora si viveva anche morendo, e ora si muore vivendo, e che non ci sono altri mezzi che quegli antichi per tornare ad amare e a sentir la vita.