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appendice 293


lunga esperienza piú disingannati de’ piaceri e de’ vantaggi di questa vita, e fatti meno avidi e di desidèri men vivi; essendo la freddezza e l’esperienza, che un di furon cagione d’ogni male e malvagitá, divenute oggi cagione non giá di bene né di bontá, ma di minor male e cattiveria, che non il calor naturale e l’inesperienza che giá furon cagioni di bontá, ed or sono cagioni di maggior ribalderia. Da principio dunque fu la vecchiezza rispetto alla gioventú (e proporzionatamente all’altre etá) come il meglio al bene, poscia come il cattivo al buono; in ultimo è (e probabilmente sará sempre) come il manco male al male, o come il cattivo al pessimo.

Quel che s’è detto della vecchiezza e della gioventú ecc. dicasi ancora di quei caratteri e disposizioni degl’individui, o naturali e primitive, o acquistate e avventizie, le quali hanno faccia e sembianza di vecchiezza, di gioventú ecc., e rispondono all’indole e qualitá proprie di queste etá, benché ad esse disposizioni ecc. non corrisponda in fatto l’etá reale de’ rispettivi individui, anzi sia loro ben diversa e contraria.

Cap. V.

21 luglio 1821, Z. 1362 (III, 114):

Mess.... ad uno che gli esponeva la sua passione per una donna: — Ma ella, — disse, — è tua rivale. — Soleva dire che le donne sono ardentissime rivali de’ loro amanti.

Stranezza che gli doveva piacere, perché la riscrisse, quasi con le stesse parole il 13 giugno 1824.

Z. p. 55 (I, 163):

Se tu domanderai piacere ad uno, che non possa fartisi senza ch’egli s’acquisti l’odio d’un altro, difficilissimamente, in paritá di condizione, l’otterrai, non ostante che ti sia amicissimo. E pure, per quell’odio si guadagnerebbe o si crescerebbe il vostro amore e forse grandissimo, sí che le partite par che sarebbero uguali. Ma in fatti pesa molto piú l’odio che l’amore degli uomini, essendo quello molto piú operoso. Qui si fermerebbero gli psicologi moderni, lasciando di cercare il principio di questa differenza, ch’è manifestissimo, cioè l’amor proprio. Giacché chi segue il suo odio