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appendice 291


insomma non sono straordinari perché veruna lor qualitá sia straordinaria (cioè non si trovi nel comune); né straordinariamente grande o perfetta ecc.; ma solo per lo squilibrio delle loro qualitá, cioè perché l’una o piú d’una di esse, senza essere né straordinaria né maggior ch’ella soglia, prepondera all’altre, e perciò risalta e dá negli occhi. Mentre molti uomini di qualitá tutte grandi (ed anche straordinarie), ma ben tra loro equilibrate, bilanciate e compensate, sicché l’una non eccede l’altra, non sono stimati straordinari, perché l’una offusca lo splendore e nuoce alla vista dell’altra scambievolmente. E spesse volte lo stesso avere, benché non tutte, però molte o parecchie qualitá grandi (ed anche straordinarie) producendo un certo equilibrio e contrappeso e facendo che l’una di loro renda l’altra meno notabile, è cagione che l’uomo non paia straordinario. Ed all’opposto, l’averne poche o una sola che sia o straordinariamente grande o straordinaria, producendo uno squilibrio e sbilancio, non solo non nuoce alla riputazione d’uomo straordinario, né la rende minore, ma la produce e l’accresce.

Segue l’adattamento di un lungo capitolo di appunti notati per le Memorie della mia vita il 18 agosto 1823, Z. 3183 sgg. (V, 231-236), che qui non riferisco, perché gli studiosi lo troveranno a suo luogo.

25 settembre 1823, Z. 3520 sgg. (VI, 2-5):

Tre stati o condizioni della vecchiezza rispetto alla giovanezza ed alle altre etá.

1. Quando il genere umano era appresso a poco incorrotto, o certo proclive ed abituato generalmente alla virtú e quando l’esperienza insegnava all’individuo le cose utili a sé ed agli altri, senza disingannarlo delle oneste e delle inclinazioni virtuose, nobili, magnanime ecc.; né gli dimostrava la perversitá degli uomini, che ancora non erano perversi, né lo disgustava e faceva pentire della virtú, che ancor non era, se non altro, dannosa; e ch’egli per naturale istituto aveva intrapreso fin da principio di seguire e seguiva; allora i vecchi, come piú ricchi d’esperienza e piú saggi, erano piú venerabili e venerati, piú stimabili e stimati ed anche in molte parti piú utili a’ loro simili e compagni, ed al corpo della societá, che non i giovani e quelli dell’altre etá.

2. Cominciata a corrompere la societá umana, e giunta la corruzione al mezzo o piú oltre, l’esperienza dovette fare tutto