Pagina:Leopardi, Giacomo – Operette morali, 1928 – BEIC 1857808.djvu/289


appendice 283

sembra di poterlo gustare. La lontananza giova egualmente all’uomo nell’una e nell’altra situazione; e si può conchiudere che il peggior tempo della vita è quello del piacere e del godimento.

21 agosto 1821, Z. 1537 (III, 218):

Gli odori sono quasi un’immagine de’ piaceri umani. Un odore assai grato lascia sempre un certo desiderio forse maggiore che qualunque altra sensazione. Voglio dire che l’odorato non resta mai soddisfatto neppur mediocremente; e bene spesso ci accade di fiutar con forza, quasi per appagarci e per render completo il piacere senza potervi riuscire. Essi sono anche un’immagine delle speranze. Quelle cose molto odorifere che son buone anche a mangiare per lo più vincono coll’odore il sapore, e questo non corrisponde mai all’aspettativa di quel gusto, che dall’odore se n’era conceputa. E se voi osserverete, vedrete che, odorando queste tali cose, ci viene quel desiderio che tante volte ci avviene nella vita d’immedesimarci in certo modo con quel piacere; il che ci spinge a porcelo in bocca; e fattolo, restiamo mal paghi. Né solo nelle cose buone a mangiare, ma negli altri odori ci sopravviene lo stesso desiderio; e fiutando, per esempio, con gran diletto un’acqua odorifera, e non potendoci mai appagare di quella sensazione, ci vien voglia di berla.

25 1824, Z. 4104 (VII, 23):

Il tale diceva che noi, venendo in questa vita, siamo come chi si corica in un letto duro e incomodo, che, sentendovisi star male, non vi può star quieto, e però si rivolge cento volte da ogni parte, e procura in vari modi di appianare, ammollire, ecc. il letto, cercando pur sempre e sperando di avervi a riposare e prender sonno, finché, senza aver dormito né riposato, vien l’ora di alzarsi. Tale e da simil cagione è la nostra inquietudine nella vita, naturale e giusta scontentezza d’ogni stato, cure, studi, ecc. di mille generi, per accomodarci e mitigare un poco questo letto; speranza di felicitá o almen di riposo, e morte che previen l’effetto della speranza.

Z. 69 (I, 181):

Beati voi se le miserie vostre non sapete. — Detto, per esempio, a qualche animale, alle api, ecc.