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appendice 271


ai tempi. In ciascun luogo e in ciascun tempo bisogna spendere la moneta corrente. Chi non è provveduto di questa è povero, per molto ch’egli sia ricco d’altra moneta.

20 marzo 1821, Z. S26 (II, 207):

An censes (ut de me ipso aliquid more sentivi glorier) me tantos labores diurnos nocturnosque, domi militiaeque suscepturum fuisse, si iisdem finibus gloriavi meam quibus vitam, essem terminaturus? Nonne melius multo fuisset otiosam aetatem et quietam, sine ullo labore aut contentione traducere? Sed nescio quomodo, animus erigens se, posteritatem semper ita prospiciebat, quasi cum excessisset a vita tum denique victurus esset; quod quidem ni ita se haberet, ut animi immortales essent, haud optimi cuiusque animus maxime ad immortalem gloriam niteretur. Cicerone, Cato maior, cap. ult.

Tanto è vero che il piacere è sempre futuro e non mai presente, come ho detto in altri pensieri. Con la quale osservazione io spiego questo che Cicerone dice, e quello che vediamo negli uomini di certa fruttuosa ambizione; dico quella speranza riposta nella posteritá, quel riguardare, quel proporsi per fine delle azioni, dei desidèri, delle speranze nostre la lode ecc. di coloro che verranno dopo di noi. L’uomo da principio desidera il piacer della gloria nella sua vita, cioè presso i contemporanei. Ottenutala, anche interissima e somma, sperimentato che questo, che si credeva piacere, non solo è inferiore alla speranza (quando anche la gloria in effetto fosse stata maggiore della speranza) ma non piacere; e trovatosi, non solo non soddisfatto, ma come non avendo ottenuto nulla e come se il suo fine restasse ancora da conseguire (cioè il piacere infatti non ottenuto, perché non è mai se non futuro, non mai presente); allora l’animo suo erigens se, quasi fuor di questa vita, posteritatem respicit, come che dopo morte tum denique victurus sit, cioè debba conseguire il fine, il complemento essenziale della vita che è la felicitá, vale a dire il piacere non conseguito ancora, e giá troppo evidentemente non conseguibile da lui in questa vita; allora la speranza del piacere, non avendo più luogo dove posarsi, né oggetto al quale indirizzarsi dentro ai confini di questa vita, passa finalmente al di lá e si ferma ne’ posteri, sperando l’uomo da loro e dopo morte quel piacere che vede sempre fuggire, sempre ritrarsi, sempre impossibile e disperato di conseguire, di afferrare in questa vita.