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imperfezione dell’esistenza (imperfezione dimostrata dalla necessitá di essere infelice e compresa in lei); cioè nell’essere, ed essere per necessitá imperfettamente, cioè con esistenza non vera e propria....

Del resto, e in generale, è certissimo che nella natura delle cose si scoprono mille contraddizioni, in mille generi e di mille qualitá, non delle apparenti, ma delle dimostrate con tutti i lumi e l’esattezza la piú geometrica della metafisica e della logica; e tanto evidenti per noi (pianto lo è la veritá della proposizione. Non può una cosa a un tempo essere e non essere. Onde ci bisogna rinunziare alla credenza o di questa o di quelle. Ed in ambo i modi rinunzieremo alla nostra ragione.

L’autogr. nota:

a p. 75 1. n: La Perouse, T. I, 101-102.

a p. 76 I. 1: Encyclopédie (métodique, Padova, 1784 sgg.) Hist. natur.: Serpens. art. Serpens á sonnette.

a p. 79 1. 17: Buffon, T. III, pp. 8-9; Martinière, art. Lapons.

IL PARINI OVVERO DELLA GLORIA

Le difficoltá di conseguire la gloria, un vago senso della vanitá dell’averla conseguita tormentarono lungamente il L. giovine; e il discorso, tutto messo assieme di pensieri sparsi qua e lá nello Zibaldone, è attribuito al Parini, certo in ricordo e a svolgimento di quello che il Foscolo gli attribuí (Ortis, lett. 4 decembre). Qui riferisco solo i passi più notevoli.

18 giugno 1820, Z. 127 (I, 236):

La gloria non è una passione dell’uomo primitivo affatto e solitario; ma la prima volta che una truppa d’uomini s’uni per uccidere qualche fiera, o per qualche altro fatto dov’ebbero mestieri dell’aiuto scambievole, quegli che mostrò piú valore senti dirsi: — bravo, schiettamente e senza adulazione dalla gente che ancor non conoscea questo vizio. La qual parola gli piacque forte; e cosí egli come qualche altro spirito magnanimo che sará stato presente sentirono per la prima volta il desiderio della lode. E cosí nacque l’amor della gloria.

La qual passione è cosí propria dell’uomo in societá e cosí naturale, che anche ora, in tanta morte del mondo e mancanza