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appendice 255


DIALOGO DELLA NATURA E D’UN’ANIMA

Sempre nella medesima Teoria del piacere, e precisamente svolgendo il pensiero (giá citato nella nota preced.) del 12 febbraio 1821, ricorda il D’Alembert.

L’attivitá massimamente è il maggior mezzo di felicitá possibile. Oltre l’attivitá altri mezzi meno universali... per esempio lo stupore:... gli uomini cosí fatti sono i piú felici, gli uomini incapaci di questa qualitá i piú infelici: «Sii grande e infelice», detto di D’Alembert, dice la Natura agli uomini grandi sensibili, passionati ecc.

E p. 4079 sgg., 23 aprile 1824 (VII, 1-2):

Nel Dialogo della Natura e dell’Anima, ho considerato come la ragione e l’immaginazione, e insomma le facoltá mentali eccellenti nell’uomo sopra quelle di ciascun altro vivente, gli siano causa del non potere mai o quasi mai, e in ogni modo difficilmente, far uso di tutte le sue forze naturali, come fanno tuttodí e senza difficoltá veruna tutti gli altri animali. Aggiungi. Si dice che i pazzi hanno una forza straordinaria, a cui non si può resistere, massime da solo a solo. Si crede che la loro malattia dia questa forza per se stessa, al contrario di tutte l’altre infermitá ecc.

E ancora qualche giorno dopo: Z. p. 4090 21 maggio 1824 (VII, II).

L’uomo sarebbe onnipotente se potesse essere disperato tutta la sua vita, o almeno per lungo tempo, cioè se la disperazione fosse uno stato che potesse durare.

Su questo medesimo soggetto tornò nell’aprile del 1827. Z. 4273 (VII, 216 sg.):

Un uomo disarmato, alle prese con una bestia di corporatura e forze uguali a lui, per esempio con un grosso cane, difficilmente resterá superiore; verisimilmente sará vinto.... Il cane non guarda a pericolo, non considera, non usa prudenza. L’uomo al contrario; se non è disperato affatto ecc.