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dialogo di tristano e di un amico | 217 |
quale ella abbia stato che sia per durare. Sicché cotesta bellissima parola o non iscusa punto il secolo decimonono, o tale scusa gli è comune con tutti i secoli. Resta a cercare, andando la societá per la via che oggi si tiene, a che si debba riuscire, cioè se la transizione che ora si fa, sia dal bene al meglio o dal male al peggio. Forse volete dirmi che la presente è transizione per eccellenza, cioè un passaggio rapido da uno stato della civiltá ad un altro diversissimo dal precedente. In tal caso chiedo licenza di ridere di cotesto passaggio rapido, e rispondo che tutte le transizioni conviene che siano fatte adagio; perché se si fanno a un tratto, di lá a brevissimo tempo si torna indietro, per poi rifarle a grado a grado. Cosí è accaduto sempre. La ragione è che la natura non va a salti e che, forzando la natura, non si fanno effetti che durino. Ovvero, per dir meglio, quelle tali transizioni precipitose sono transizioni apparenti, ma non reali.
Amico. Vi prego, non fate di cotesti discorsi con troppe persone, perché vi acquisterete molti nemici.
Tristano. Poco importa. Oramai né nemici, né amici mi faranno gran male.
Amico. O piú probabilmente sarete disprezzato, come poco intendente della filosofia moderna, e poco curante del progresso della civiltá e dei lumi.
Tristano. Mi dispiace molto, ma che s’ha a fare? se mi disprezzeranno, cercherò di consolarmene.
Amico. Ma in fine avete voi mutato opinioni o no? e che s’ha egli a fare di questo libro?
Tristano. Bruciarlo è il meglio. Non lo volendo bruciare, serbarlo come un libro di sogni poetici, d’invenzioni e di capricci malinconici, ovvero come un’espressione dell’infelicitá dell’autore: perché in confidenza, mio caro amico, io credo felice voi e felici tutti gli altri; ma io quanto a me, con licenza vostra e del secolo, sono infelicissimo; e tale mi credo; e tutti i giornali de’ due mondi non mi persuaderanno il contrario.
Amico. Io non conosco le cagioni di cotesta infelicitá che dite. Ma se uno sia felice o infelice individualmente, nessuno