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dialogo di tristano e di un amico 215


(poiché ora non parliamo di letteratura né di politica) quello che ne pensano i giornali?

Tristano. Appunto. Credo ed abbraccio la profonda filosofia de’ giornali i quali, uccidendo ogni altra letteratura e ogni altro studio, massimamente grave e spiacevole, sono maestri e luce dell’etá presente. Non è vero?

Amico. Verissimo. Se cotesto che dite, è detto da vero e non da burla, voi siete diventato de’ nostri.

Tristano. Sí certamente, de’ vostri.

Amico. Oh dunque, che farete del vostro libro? Volete che vada ai posteri con quei sentimenti cosí contrari alle opinioni che ora avete?

Tristano. Ai posteri? Io rido, perché voi scherzate; e se fosse possibile che non ischerzaste, piú riderei. Non dirò a riguardo mio, ma a riguardo d’individui o di cose individuali del secolo decimonono, intendete bene che non v’è timore di posteri, i quali ne sapranno tanto, quanto ne seppero gli antenati. «Gl’individui sono spariti dinanzi alle masse» dicono elegantemente i pensatori moderni. Il che vuol dire ch’è inutile che l’individuo si prenda nessun incomodo, poiché, per qualunque suo merito, né anche quel misero premio della gloria gli resta piú da sperare né in vigilia né in sogno. Lasci fare alle masse; le quali che cosa siano per fare senza individui, essendo composte d’individui, desidero e spero che me lo spieghino gl’intendenti d’individui e di masse, che oggi illuminano il mondo. Ma per tornare al proposito del libro e dei posteri, i libri specialmente, che ora per lo piú si scrivono in minor tempo che non ne bisogna a leggerli, vedete bene che, siccome costano quel che vagliono, cosí durano a proporzione di quel che costano. Io per me credo che il secolo venturo fará un bellissimo frego sopra l’immensa bibliografia del secolo decimonono: ovvero dirá: io ho biblioteche intere di libri che sono costati quali venti, quali trenta anni di fatiche, e quali meno, ma tutti grandissimo lavoro. Leggiamo questi prima, perché la verisimiglianza è che da loro si cavi maggior costrutto; e quando di questa sorta non avrò piú che leggere,