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continuo: e non dagli stupidi solamente e dagl’idioti, ma dagl’ingegnosi, dai dotti, dai saggi; e si commetterá in eterno, se la natura, che ha prodotto questo nostro genere, essa medesima, e non giá il raziocinio e la propria mano degli uomini, non lo spegne. E credi a me, che non è fastidio della vita, non disperazione, non senso della nullitá delle cose, della vanitá delle cure, della solitudine dell’uomo; non odio del mondo e di se medesimo, che possa durare assai; benché queste disposizioni dell’animo sieno ragionevolissime, e le lor contrarie irragionevoli. Ma contuttociò, passato un poco di tempo, mutata leggermente la disposizion del corpo, a poco a poco, e spesse volte in un subito, per cagioni menomissime e appena possibili a notare; rifassi il gusto alla vita, nasce or questa or quella speranza nuova, e le cose umane ripigliano quella loro apparenza, e mostratisi non indegne di qualche cura; non veramente all’intelletto, ma sí, per modo di dire, al senso dell’animo. E ciò basta all’effetto di fare che la persona, quantunque ben conoscente e persuasa della veritá, nondimeno a mal grado della ragione, e perseveri nella vita, e proceda in essa come gli altri: perché quel tal senso (si può dire), e non l’intelletto è quello che ci governa.

Sia ragionevole l’uccidersi; sia contro ragione l’accomodar l’animo alla vita; certamente quello è un atto fiero e inumano. E non dée piacer piú né vuolsi elegger piuttosto di essere secondo ragione un mostro, che secondo natura uomo. E perché anco non vorremo noi avere alcuna considerazione degli amici, dei congiunti di sangue, dei figliuoli, dei fratelli, dei genitori, della moglie; delle persone familiari e domestiche colle quali siamo usati di vivere da gran tempo; che, morendo, bisogna lasciare per sempre; e non sentiremo in cuor nostro dolore alcuno in questa separazione; né terremo conto di quello che sentiranno essi, e per la perdita di persona cara o consueta, e per l’atrocitá del caso? Io so bene che non dée l’animo del sapiente essere troppo molle; né lasciarsi vincere dalla pietá e dal cordoglio, in guisa che egli ne sia perturbato, che cada a terra, che ceda e che venga meno come vile,